QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

Editoriale


“… un uomo di sessantaquattro anni… non si dovrebbe, con tanta incosciente leggerezza, chiamare vecchio, come sarebbe stato usuale in quelle epoche in cui i denti cominciavano a cadere a trent’anni e le prime rughe apparivano a 25… al giorno d’oggi la vecchiaia, quella autentica… sarà solo dopo gli ottant’anni che comincerà…”

da La Caverna, di José Saramago (premio Nobel per la letteratura, 1998)

Come abbiamo già varie volte rilevato, si fa riferimento quasi sempre al fenomeno dell’allungamento della durata di vita, riducendolo a una questione di INVECCHIAMENTO, che comporta implicitamente la perdita più o meno graduale dell’autonomia fisica e anche mentale degli individui. Tale perdita comporta chiaramente un grosso problema per il futuro del Welfare.
Il primo passo strategicamente vincente da fare, è di dare spazio e facilitare la presa di coscienza e la valorizzazione della fascia di età che comincia verso i sessanta anni e che si estende al di là degli ottanta, come periodo di SVECCHIAMENTO: cioè l’aumento, rispetto alle stesse classi di età del passato, della capacità di essere attivi e in ben miglior stato di salute.
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Invecchiamento e svecchiamento demografico: ricadute sociali

1. Il contesto europeo dell’invecchiamento

All’invecchiamento della popolazione, dovunque in Europa, è assegnata la responsabilità di costringere i governi a rivedere e riformare i sistemi pensionistici. Da questa necessità, via via più imperativa, scaturiscono conseguenze immediate che mettono in discussione l’intero assetto delle politiche economiche e sociali dei paesi europei: anzi, di tutta l’Europa, giacché questa riforma rappresenta e rappresenterà ancor più nei prossimi anni la nuova frontiera politica del dopo euro per l’Unione Europea allargata.
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Il privilegio di lavorare dopo i 60 anni

La rivoluzione del 2000: l’allungamento della durata di vita e il problema della ricostruzione del welfare*

1. È utile ricordare innanzitutto alcune cifre:
• si stima che, all’epoca di Giulio Cesare, la speranza media di vita era di circa 20 anni, mentre un secolo fa, in Italia, era di circa 40. Ora è quasi di 80 anni. È chiaro che queste cifre sono molto influenzate dal tasso di mortalità infantile, ma questo spiega solo in parte il grande cambiamento;
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Editoriale

“La società invecchia” — quante volte abbiamo letto o sentito questa frase. Ma si tratta di una affermazione e di una visione sbagliata! L’allungamento del ciclo di vita si accompagna, nella grande maggioranza dei casi, con un miglioramento delle condizioni fisiche e mentali: di fatto entriamo in una società in fase di “svecchiamento” (counter-ageing society). Le generazioni in età avanzata sono oggi chiaramente più “giovani” di quanto non lo fossero nel passato.
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