QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

Stato di salute e “lavoro di cura” della popolazione anziana in Italia: aspetti quantitativi ed evolutivi

Tavola 4 – Lavoratori domestici regolari in Italia negli anni indicati

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati INPS

Tavola 5 – Aree di provenienza dei lavoratori domestici, anno 2016 e differenze 2016-2008

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati INPS

Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto, zona geografica di provenienza e genere (tavola 5), si nota che per tutte le nazionalità nel 2016 la composizione per sesso evidenzia una netta preponderanza di lavoratrici donne; fa eccezione l’Asia Orientale dove prevalgono gli uomini nella tipologia di rapporto collaboratore domestico (le donne sono il 42,3%). Ancora per quanto riguarda la tipologia di rapporto e la zona geografica di provenienza, è evidente una maggioranza dei lavoratori dell’Est europeo, incidenza che raggiunge il 59,8% con riguardo alle “badanti”, risultando invece meno evidente per le “colf” (33,8%). La seconda area di appartenenza per la “tipologia badante” è rappresentata dall’Italia stessa (19,8%), seguita dal Sud America (6,5%) e dall’Africa del Nord (3,4%). Osservando la differenza tra il dato del 2008 – anno che precede l’inizio della crisi economica – e quello del 2016, è interessante evidenziare in relazione alle “badanti”, l’aumento della quota di lavoratori domestici italiani (+10,7 punti percentuali) e il contemporaneo calo di quella dell’Est Europa (-13,6 punti percentuali).
Occorre infine tener presente che l’aumento dei lavoratori domestici italiani viene generalmente considerato un effetto indiretto della recente ben nota crisi economica. Molte donne, infatti, sono entrate – ovvero ri-entrate – nel mercato del lavoro domestico a causa della perdita o della diminuzione del lavoro da parte del partner, nonché in ragione della loro inadeguata esperienza professionale in ambiti diversi dalle usuali attività casalinghe.

Considerazioni conclusive
Il futuro vedrà verosimilmente crescere il divario fra il numero delle persone potenzialmente bisognose di cura e assistenza – rappresentate, ad esempio, dalla popolazione di 80 anni e oltre – e quello di quanti sarebbero, in quanto più giovani, potenzialmente in grado di accudirle.
Sul ridimensionamento delle risorse di “cura informale” incidono fortemente anche alcuni cambiamenti in atto delle strutture sociali, quali l’aumento dei divorzi e delle separazioni, la riduzione del numero dei figli, il più frequente allontanamento di questi ultimi dal luogo di residenza dei genitori, l’incremento delle donne che lavorano e lo slittamento dell’età pensionabile: tutti fattori che senza meno contribuiranno ad accrescere la condizione di “solitudine” degli anziani di domani.
Delle molteplici emergenze sociali non adeguatamente affrontate nel nostro Paese quella dell’assistenza alle persone in età avanzata non rappresenta certamente la meno grave e importante. Si consideri, tra l’altro, che le risposte assistenziali possono risultare insufficienti non soltanto per l’obiettiva scarsità delle risorse disponibili, ma anche per le inefficienti modalità di organizzazione e di utilizzo delle stesse.
Ancora qualche considerazione è opportuno formulare circa le assistenti familiari o “badanti”, che continuano attualmente a fornire a gran parte delle famiglie italiane la soluzione alle problematiche cui sopra si è fatto cenno. Tuttavia sembra quanto mai improbabile che tale soluzione possa continuare a sussistere anche in un futuro non lontano, in cui le persone anziane verosimilmente potranno disporre di redditi da pensione sempre più limitati, nonché di sempre più scarsi – o inesistenti – sostegni da parte dei familiari.

 

Bibliografia

Censis ( 2013), Servizi alla persona e occupazione nel welfare che cambia: Il fabbisogno di servizi assistenziali nel mercato del lavoro italiano. Note e Commenti. N. 7/8. Roma.
Censis (2008), Il sociale non presidiato, Rapporto di ricerca, Roma, giugno.
Gori, C. (2008), Le riforme regionali per i non autosufficienti. Roma, Carocci.
INPS (2006-2016), Osservatorio sui lavoratori domestici.
IREF (2007), Il welfare “fatto in casa”. Rapporto di ricerca, Roma.
IREF (2007), Territori e non autosufficienza. Rapporto di ricerca, Roma.
IREF (2014), Viaggio nel lavoro di cura, le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze, anticipazione dei risultati della ricerca.
ISTAT (2011), Il futuro demografico del Paese. Previsioni regionali della popolazione residente al 2065. Statistiche Report, Roma.
ISTAT (2012),  Inclusione sociale delle persone con limitazioni dell’autonomia personale. Rapporto.
ISTAT (2017), Statistiche popolazione residente al 1° gennaio 2016
ISTAT (2017), Indagine Multiscopo condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, anni 2006 e 2016.
Merotta V. (2016), Il ruolo delle assistenti familiari nel welfare italiano. Paper Ismu.
Ministero del lavoro e delle politiche sociali (2011), Secondo rapporto sulla non autosufficienza in Italia.
Rossi G., Meda S. (2010), La cura agli anziani. Sociologia del Lavoro.
Rusmini, G. (2008), Badanti, la nuova generazione: Caratteristiche e tendenze del lavoro privato di cura. Rapporto di ricerca.
Pasquinelli, S., Sala M. (2013), Assistenti familiari e lavoro somministrato. L’esperienza di Cooperjob. Prospettive Sociali e Sanitarie, 7.
Pasquinelli, S., Barbot M. (2001), Anziani, reti di cura e servizi alla persona. In: Gori, C. (a cura di), Le politiche per gli anziani non autosufficienti. Analisi e proposte, Franco Angeli, Milano.
Pasquinelli S. (2015), Primo rapporto sul lavoro di cura in Lombardia. Gli anziani non autosufficienti, (a cura di), Maggioli. Santarcangelo di Romagna.
Perego G., Cantini B. (2013), Assistenti familiari e cooperazione. Welfare Oggi n.6.
Unicredit Foundation (2013), Indagine sull’assistenza familiare in Italia: il contributo degli immigrati. Rapporto di ricerca.


Pagine: 1 2