QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

L’ospedalizzazione degli anziani in Italia: disparità territoriali e di genere

Considerazioni conclusive
Passando ad esporre riflessioni di carattere generale, è in primo luogo da far presente che un’adeguata riorganizzazione degli istituti di cura italiani dovrà affrontare in modo prioritario le modalità di trattamento dei pazienti anziani, e dunque particolarmente cagionevoli, considerando di importanza peculiare la specificità e la sussidiarietà delle strutture e dei servizi sanitari ad essi destinati (Del Vecchio, Jommi, 2004). In effetti, è da rimarcare che, nonostante la tendenza a rafforzare i servizi per le persone in età avanzata che agiscono nel territorio, il nodo centrale degli interventi sanitari che le riguardano è ancora oggi rappresentato dall’ospedale. Nella maggior parte dei casi, la necessità di formulare un piano di assistenza continuativa individuale si evidenzia in occasione di un evento acuto, che può essere o una nuova patologia o uno scompenso di origine medica o meno. La risposta tradizionale ad entrambe le suddette vicissitudini è comunque il ricovero ospedaliero, anche se in molti casi appare chiaro che tale risposta risulta inadeguata, e talora conduce ad un uso improprio delle risorse.
D’altro canto, sembra innegabile che l’ospedale “per acuti”, soprattutto quando ha un’impronta geriatrica, può senz’altro contribuire a risolvere efficacemente i problemi medici nella gran parte dei casi. Tuttavia, è da dire che soltanto raramente alla dimissione il paziente anziano ha ottenuto una completa restitutio ad integrum, sicché il soggetto ed i suoi familiari si trovano di fronte all’esigenza di una prosecuzione della cura e di una pianificazione dell’assistenza, spesso gravosa e continuativa nel tempo.
Per affrontare la spinosa questione dell’invecchiamento demografico, è dunque necessario che la risposta tecnico-organizzativa del sistema sanitario e assistenziale si adegui progressivamente ai mutamenti in corso e alle esigenze che via via si manifestano, evitando, per quanto possibile, i ricoveri ospedalieri e prediligendo interventi alternativi sul territorio, mirati alla prevenzione, alla riabilitazione e, più in generale, al sostegno economico e sociale dell’anziano e della sua famiglia. Occorre tener conto, del resto, che diminuire il numero delle ospedalizzazioni non soltanto comporterebbe un’attenuazione del disagio degli anziani, ma pure produrrebbe un non trascurabile risparmio economico nella gestione delle strutture pubbliche, che incide in misura considerevole sulla spesa sanitaria complessiva.
Una delle possibili risposte alle esigenze cui sopra si è fatto cenno è rappresentata da una rete integrata di servizi socio-sanitari in cui operino diverse figure professionali (medici, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti, ecc.) al fine di inserire l’anziano, nella sua “unicità”, in un programma di intervento personalizzato, verificandone l’efficacia in modo continuativo, nonché adattandolo all’evolversi della situazione (Galluzzo, Gandin, Ghirini, Scafato, 2012).
In quest’ottica, appare quanto mai importante predisporre sul territorio, per quanto possibile, strutture e servizi sanitari quali reparti geriatrici ospedalieri, residenze sanitarie assistenziali, day hospital, case di riposo, assistenze e ospedalizzazioni domiciliari integrate, centri per anziani protetti, servizi sociali mirati, nonché le svariate forme di volontariato (Zanetti, 2009). E’ poi appena da aggiungere che è parimenti importante che gli anziani e i loro familiari vengano correttamente informati circa l’effettiva esistenza di strutture e servizi come quelli sopra elencati e le concrete possibilità di usufruirne.
In conclusione, non sembra superfluo ribadire che una rete integrata di opportunità assistenziali destinate agli anziani, ispirata a criteri razionali non solo sul piano medico-saniitario ma anche su quello economico nonché su quello, in certo senso, “etico”, può garantire che le non ingenti risorse disponibili siano impiegate in maniera adeguata ed efficace, cioè tale, in definitiva, da assicurare alle persone in età avanzata il mantenimento di un’apprezzabile serenità esistenziale e di un sufficiente benessere fisico e intellettivo (Mellone, 2008).

Bibliografia
Bartoli L., Bartoli V., Palombo L., Salvatore R., “L’evoluzione di lungo periodo dell’età soglia di vecchiaia e dei conseguenti livelli di invecchiamento demografico in Italia”. Atti della XLIX riunione scientifica della Società di Economia, Demografia e Statistica, “Mobilità e sviluppo: il ruolo del turismo”, San Benedetto del Tronto (Ap), 2013

Clerico G., La governance della sanità pubblica: la coesistenza fra efficienza e qualità, Giuffrè, Milano, 2015

Del Vecchio M., Jommi C.,“I sistemi di finanziamento delle aziende sanitarie nel servizio sanitario nazionale”, in Mecosan n.49, 2004

Galluzzo L., Gandin C., Ghirini S., Scafato E., “L’invecchiamento della popolazione: opportunità o sfida?” Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2012

Istat, Annuario statistico italiano, anni 2000-2015

Lega F, Mauri M, Prenestini A., L’ospedale tra presente e futuro. Analisi, diagnosi e linee di cambiamento per il sistema ospedaliero italiano, Egea, Milano, 2010

Mellone V., “Invecchiare. Le età della vita”, Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Rapporto di ricerca IRES Veneto, 2008

Ministero della Salute, Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero, Roma, anni 2000-2015

Zanetti E., “Anziani in ospedale: complessità e continuità dell’assistenza”, Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, Tempo di Nursing, Collegio IP.AS.VI, Brescia, 2009


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