Evidenza da base dati Ocse
Grafico 9 – Spesa sanitaria capitale lorda pubblica, % Pil
fonte: elab. Reforming su Ocse
Grafico 10 – Spesa sanitaria capitale lorda privata, % Pil
fonte: elab. Reforming su Ocse
Il Grafico 9 e il Grafico 10 tracciano il punto sulla spesa in conto capitale. Rispetto alla spesa corrente, ci sono due aspetti metodologici che si devono osservare. Per sua natura, la spesa in conto capitale avviene ad intervalli discreti, e questo spiega la natura discontinua e spezzata degli andamenti. Inoltre, non tutti i sistemi contabili sono sufficientemente attrezzati per separare, secondo principi logici e chiari, la spesa corrente da quella capitale. Questo secondo aspetto induce a trattare i dati in conto capitale con prudenza. L’Italia, per fare un esempio concreto, ha un impianto contabile della sanità pubblica (Ssn e Ssr) con imperfezioni e disomogeneità che rendono spesso non univoci e non comparabili i dati di spesa in conto capitale (i dati più affidabili restano quelli di cassa, con le spese transitanti sui conti di tesoreria).
Con l’eccezione della Svezia (che parte da valori outsider per poi convergere verso la media degli latri Paesi), il Grafico 9 mostra come i principali Paesi Ue-15, la media Ue-15 e gli Us abbiano dedicato agli investimenti pubblici in sanità, tra il 1960 ed oggi, risorse annuali comprese tra 0,1 e al massimo 0,4 p.p. di Pil. L’Ue-15 in media ha investito lo 0,25% del Pil ogni anno, più degli Us che ogni anno hanno mediamente dedicato poco più dello 0,1%. L’Italia, per quel poco che è dato osservare (la serie è incompleta) è rimasta al di sotto della media ue-15 e di fatto allineata agli Us (in percentuale del Pil).
Il Grafici 10 aggiunge i dati sugli investimenti privati. Qui gli Us staccano significativamente l’Europa e l’Italia. In termini di Pil dedicano lo 0,3% nel 2060 che, dopo una crescita un po’ discontinua ma lungo un trend di medio-lungo termine, arrivano allo 0,5%. I dati dei Partner Ue-15 appaiono invece piatti o in riduzione nel tempo e si collocano mediamente sullo 0,2% annuo. Tra i Paesi Ue esaminati, l’Italia è l’unico che (se si accettano, pur con le cautele sopra esposte, i dati) appare investire di più sul fronte privato che sul fronte pubblico.
Nel complesso se ne può trarre una quarta riflessione (IV). Come sul fronte della spesa corrente, anche per la spesa in conto capitale, Us e Europa appaiono abbastanza ravvicinate in termini di destinazione di risorse pubbliche mentre, se si prendono in considerazione anche le risorse private, l’impiego totale degli Us supera quello Ue (circa 0,7% del Pil contro circa 0,4-0,5% all’anno). Questa evidenza è andata rafforzandosi nel tempo, a partire soprattutto dall’inizio degli anni ’80.
Grafico 11 – Spesa pubblica per farmaci e dispositivi non durable,
% spesa sanitaria corrente (pubblica e privata)
fonte: elab. Reforming su Ocse
Grafico 12 – Spesa pubblica per farmaci e dispositivi non durable, % Pil
fonte: elab. Reforming su Ocse
I Grafici 11-14 approfondiscono il sottocapitolo di spesa farmaceutica. Il dataset dell’Ocse non permette il breakdown tra spesa farmaceutica in senso stretto e spesa per piccoli dispositivi medici (i cosiddetti “non durables”). Nella sezione successiva, che utilizza i dati di fonte World Health Organization, il breakdown sarà disponibile, ma adesso è utile completare il quadro sui dati di fonte Ocse.
Il Grafico 11 riporta la quota della spesa pubblica per farmaci e dispositivi (da ora in poi, per semplicità “spesa farmaceutica”) come quota della spesa sanitaria corrente totale (pubblica e privata). In Europa la quota più alta è della Spagna, mediamente il 14% tra fine anni ’70 e oggi. Il Paese europeo con la quota più bassa è la Svezia, che da poco più del 5% nel 1985 si porta a poco meno dell’8% oggi. Gli altri Partner Ue-15 appaiono sufficientemente ravvicinati lungo tutto l’orizzonte dal 1960 ad oggi. Si può cogliere anche una lenta tendenza verso una soglia comune, prima di una nuova ma non ampia divaricazione che parte 2005-2006, conseguenza probabilmente delle diverse risposte alla crisi finanziaria che i Paesi hanno messo in atto. Tra il 1960 e oggi, il valor medio Ue-15 si colloca attorno al 9% e, se si esclude il primo decennio (1960-1970), questa soglia resta anche abbastanza stabile sino ad oggi.
Nel Grafico 11, per l’Italia si nota l’effetto delle politiche di compressione della spesa avvenute nei primi anni ’90 per il risanamento delle finanze pubbliche. Tra il 1989 e il 1995, in termini di spesa sanitaria corrente totale la farmaceutica pubblica passa dal 14% a poco più dell’8%, circa 6 p.p. in meno. Si riconosce, dopo il picco negativo del 1995, un recupero di quota che termina nel 2001, l’anno di avvio del Patto di Stabilità Interno che, per rendere realizzabili i target di finanza pubblica concordati in Europa, ha adottato i tetti su capitoli di spesa pubblica, tra cui la farmaceutica territoriale e ospedaliera. Nonostante l’avvenuta forte compressione, è necessario sottolineare come il riaggiustamento di finanza pubblica abbia allineato l’Italia alla media Ue-15. Se si esclude la risalita del dato Italia sino al picco del 2011, e si escludono anche gli ultimi anni (2010-2012) in cui la media europea non è completa, per l’Italia l’evidenza è quella di una quota della farmaceutica pubblica sulla spesa sanitaria totale di fatto allineata alla media Ue-15, quasi sovrapposta a quella del Regno Unito, superiore a quella della Svezia, inferiore (ma senza stacchi eccessivi) a quelle di Francia e Germania.
Sempre nel Grafico 11, è evidente la posizione differente occupata dagli Stati Uniti: nel 1960 la loro quota di farmaceutica pubblica sulla spesa sanitaria totale era di fatto nulla (prossima allo zero). Da allora, è partito un trend crescente costante che nel 2011 ha raggiunto il 4%, colmando quasi la metà dello stacco dalla soglia Ue-15.