Finanziare il welfare – 3. Demografia, Occupazione e Produttività in Italia
Tavola 7a – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario peggiore
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
I1 e I2 diventano vere e proprie variabili di rottura (nell’accezione utilizzata per le statistiche territoriali) quando si passi ad esaminare il Mezzogiorno (Tavole 7a, 7b, 7c).
Nello scenario peggiore, già nell’anno base I1 è superiore al 131% e I2 superiore al 165%. Poi i due indicatori avviano un percorso che li porta, in cinquant’anni, ad aumentare, nella media delle varianti delle proiezioni demografiche, di circa 100 punti percentuali. Nel 2010, tra soli 7 anni, I1 supererà il 140% e I2 si attesterà attorno al 160%. Livelli attuali e dinamiche che rappresentano delle mine per le compatibilità sociali ed economiche. Di fatto, dal 2040 in poi, ad ogni occupato corrisponderanno più di due inattivi, il che significa, considerando le dimensioni delle nuove famiglie, che ogni occupato avrà una famiglia “implicita” di cui prendersi cura.
Tavola 7b – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario intermedio
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Aggiungere il target di policy del tasso di occupazione pari al 75% migliora enormemente gli indicatori del Mezzogiorno. Nell’anno base si abbattono di 50 punti percentuali. Al 2060 risulta abbattuti di 80-100 punti percentuali. Un miglioramento di queste proporzioni dipende dall’entità del gap occupazionale di cui il Mezzogiorno soffre, soprattutto sul lato delle donne.
Eppure, nonostante l’entità del miglioramento, centrare l’obiettivo “Europa 2020” non sarebbe da solo sufficiente. Nell’anno base, la dipendenza strutturale corretta sarebbe ancora di 10-20 punti percentuali superiore ai valori del Centro-Nord. Al 2060, lo stacco aumenterebbe a 40-50 punti.
Tavola 7c – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario ottimista
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Colmare il divario occupazionale tra il Mezzogiorno e l’”Agenda Europa 2020”, una operazione di policy che vale circa 25 punti di tasso di occupazione, non risolverebbe. Gli indicatori di dipendenza strutturale continuerebbero a segnare un divario acuto tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. È necessario ottenere progressi sia sul fronte dell’occupazione che su quello della produttività. Solo in questo caso, le condizioni del Mezzogiorno si attesterebbero un po’ più in linea con le altre ripartizioni, ma continuando comunque a mantenere uno stacco medio di oltre 10 punti percentuali. Ma riassorbire il gap di produttività vuol dire compiere un’altra operazione di policy che vale oltre 20 punti percentuali di valore aggiunto per occupato.
Due target ambiziosi, che sono al crocevia di tutte le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. E anche dopo aver centrato questi target, rimarrebbero comunque i problemi di policy di gestire, su scala Paese, incrementi degli indicatori di dipendenza di 30-40 punti percentuali da oggi sino al 2060 (nella media dei vari scenari).
Un quadro problematico che diverrebbe ancor più urgente se si applicasse un’altra correzione agli indicatori di dipendenza strutturale, per tener conto che gli attivi non effettivamente occupati sono considerabili, assieme agli inattivi, tra i soggetti che devono essere sostenuti, destinatari di porzioni di Pil e di risorse prodotte dagli occupati.
Se si apportasse anche questa correzione, il divario attuale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese si allagherebbe a dismisura, scontando il gap occupazionale del Mezzogiorno. Ma tutte le ripartizioni vedrebbero peggiorare gli indicatori di dipendenza strutturale.
Demografia, occupazione e produttività rappresentano un trinomio dalle forti interazioni endogene nel sistema economico-sociale. In questa fase storia, l’inerzia che si è creata va verso un appesantimento del carico sugli occupati che diviene esso stessa causa di disoccupazione e stagnazione della produttività. Un circuito vizioso che va rotto il rima possibile.