Finanziare il welfare – 3. Demografia, Occupazione e Produttività in Italia
Tavola 1d – Tassi di occupazione per fascia di età, dettaglio regionale
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Per completare i dati necessari, la Tavola 2 riporta la produttività per occupato. Sono presi in considerazione tre anni, 1995, 2007 e 2011. La produttività è calcolata come rapporto tra il valore aggiunto reale (prezzi base, serie chain-linked) e gli occupati totali (dipendenti e indipendenti e liberi professionisti). È posto pari all’unità (100%) il livello di produttività del Nord Ovest, la ripartizione più produttiva, e gli altri valori sono rideterminati di conseguenza. Dal 1995 al 2001 la mappa della produttività non è cambiata. In particolare, non c’è segno di convergenza del Mezzogiorno. All’interno delle ripartizioni, le Regioni appaiono anche in questo caso sostanzialmente allineate alla media. Fa eccezione soltanto il Centro, dove il Lazio mostra una produttività sopra la media, ma con un trend fortemente decrescente dal 1995 al 2011.
Tavola 2 – Produttività per occupato (Nord Ovest = 100%)
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Nord Ovest, Nord Est e Centro hanno livelli di produttività abbastanza simili, pochi punti percentuali di differenza. Anche se si può dire che in odine decrescente viene prima il Nord Ovest, poi il Nord est e a seguire il Centro. Tutto il Mezzogiorno appare staccato di circa 20 punti percentuali, senza sostanziali differenze tra la ripartizione del Sud e quella delle Isole.
Tavola 3a – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario peggiore
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
La produttività relativa è necessaria per esprime gli occupati effettivi in unità equivalenti. Se così si correggono gli indicatori di dipendenza strutturale, l’evidenza è quella mostrata nelle tavole seguenti. Le Tavole 3a, 3b e 3c si riferiscono all’aggregato Italia. La prima, la 3a, sviluppa lo scenario peggiore, quello in cui i tassi di occupazione restano fermi al livello del 2008 (il pre crisi) e la produttività al livello del 2011. Lo si può definire uno scenario di stallo.
I tassi di occupazione della fascia di età 15-64 sono direttamente forniti dall’Istat. Per la fascia di età 25-69, si fa riferimento ai tassi di occupazione della fascia 35-64, con una approssimazione ottimistica. Ciò nondimeno è utile considerare la fascia 25-69 perché è quella che parte dalla conclusione del ciclo universitario (i due tassi non sono comunque molto diversi tra loro).
Tavola 3b – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario intermedio
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Coerentemente con la scelta della platea degli occupabili, sono considerati inattivi i soggetti di età 0-14 e 65+, oppure quelli di età 0-24 e 70+. Per ogni anno, le elaborazioni sono ripetute considerando le tre varianti delle proiezioni demografiche Istat: “alta”, “centrale”, “bassa” (cfr. Capitolo 1.).
Per semplicità, ci si riferisce al primo indicatore, 0-14&65+/(15-64), come I1, e al secondo, 0-24&70+/(25-69), come I2. Già nel 2011, gli indicatori di dipendenza strutturale corretti sono a ridosso o superiori al 100%. I1 è pari al 93% e I2 al 111%. Entrambi mostrano un profilo di continua crescita che nel 2060 li porterà a ridosso o addirittura al di sopra del 150%. La differenziazione a seconda della variante di proiezione demografica è percepibile, ma non tale da mutare l’ordine di grandezza del fenomeno.
Tavola 3c – Indicatori di dipendenza strutturale corretti per occupazione e produttività, scenario ottimista
fonte: elaborazioni Ncs su dati Istat
Le tavole 3b e 3c introducono delle ipotesi di policy. Nel primo caso solo quella che i tassi di occupazione siano dappertutto pari al target di “Europa 2020”, il 75%. Nel secondo caso che, oltre a questa convergenza europea, si realizzi anche una convergenza interna della produttività verso il livello più elevato del Nord Ovest.
La dinamica dei due indicatori è più lenta, ma resta continua e senza inversioni. Nel passaggio dallo scenario peggiore a quello intermedio, I1 e I2 calano approssimativamente di 20 punti percentuali, e di ulteriori 10 nel passaggio dallo scenario intermedio a quello ottimistico.
Nel complesso, si può affermare che lo scenario peggiore è quello che sicuramente si dovrà affrontare nei prossimi 5-10 anni, mentre, a seconda dei risultati di policy che si sarà capaci di generare, potranno diventare meno irrealistici gli latri sue scenari.