Finanziare il welfare – 2. La demografia in Europa
La sfida dell’invecchiamento non riguarda solo l’Italia e le Regioni italiane. Tutto l’Occidente industrializzato subirà, nei prossimi decenni, un cambiamento profondo della sua struttura demografica.
In Europa a 27 (UE-27) ci saranno, nel 2020, circa 10,5 milioni in più di ultrasessantacinquenni, 6,7 milioni in più di ultrasettantenni, oltre 3 milioni in più di ultraottantenni. Dopo un percorso di continua crescita, nel 2060 saranno oltre 56 milioni in più gli ultrasessantenni, quasi 55 in più gli ultrasettantenni, quasi 36 milioni in più gli ultraottantenni. Contemporaneamente si ridurranno le fasce di età giovani e mature. Nel 2020, la fascia 25-50 anni (la piena attività lavorativa) perderà circa 5,5 milioni di cittadini, e la riduzione sarà di 22 milioni nel 2040 e di quasi 30 milioni nel 2060. Sono i numeri delle proiezioni elaborate da Eurostat, scenario “convergence” dove si ipotizza che i parametro della transizione demografica dei vari Partener europei convergano nel medio-lungo periodo verso valori comuni.
Il Grafico 1 descrive i cambiamenti di popolosità per fasce di età rispetto al 2015. Per effetto di questa dinamica, la distribuzione percentuale della popolazione per fasce di età si sposterà sempre più verso le fasce anziane perdendo quella che, durante tutto il Novecento, è stata la sua caratteristica principale: una netta prevalenza delle fasce di età attive su tutte le altre, come ancora rilevabile nella distribuzione attuale. È quanto emerge dal Grafico 2 dove, nel passaggio dal 2015 al 2030 e al 2060, risulta evidente l’appiattimento della distribuzione demografica, il suo allungamento verso le età anziane, lo scomparire delle età modali. A questa transizione concorrono sia gli uomini che le donne, anche se è di queste ultime il contributo relativo più importante.
Se nel 2015 il primo indice di dipendenza strutturale – 0-14 e 65+ in percentuale dei 15-64 – è di poco superiore al 52%, nel 2020 supera il 55%, nel 2040 giunge quasi al 70%, nel 2060 tocca quasi il 78%. Il secondo indice di dipendenza strutturale – 0-24 e 70+ in percentuale dei 25-69 – passa, alle stesse scadenze, dal 66, al 68, all’82, al 92%. Il quadro riassuntivo è quello della Tavola 1. Gli ultrasessantacinquenni, come quota del totale della popolazione residente, passano dal 18,7, al 20, al 26,5, a oltre il 29%. Gli ultraottantenni dal 5,2, al 5,7, al 9, a oltre il 12%. L’età media guadagna mediamente 2,3 mesi ogni anno tra il 2015 e il 2020, 1,9 tra il 2015 e il 2040, 1,4 tra il 2015 e il 2060.
Grafico 1 – Variazioni di cittadini residenti per fascia di età rispetto al 2015; UE-27
fonte: elaborazioni Ncs su Eurostat (proiezioni scenario “convergence”) (click per ingrandire)
Grafico 2 – Distribuzione della popolazione residente per fascia di età; UE-27
fonte: elaborazioni Ncs su Eurostat (proiezioni scenario “convergence”), % del totale complessivo (click per ingrandire)
Grafico 3 – Distribuzione della popolazione residente per fascia di età; US
fonte: elaborazioni Ncs su US Census Bureau, % del totale complessivo (click per ingrandire)