Prefazione
E’ importante ogni tanto ricordare i triestini brillanti e intraprendenti, uomini di cultura, industriali, commercianti, spesso originari di altre terre o nati quando Trieste faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico ed era un crocevia di etnie e di culture, da quella tedesca all’italiana, alla slava, all’ebraica, che hanno raggiunto grande notorietà, anche all’estero, nel secolo scorso. I Veneziani, dopo i successi della loro azienda di Trieste che produceva vernici antivegetative, aprirono una fabbrica vicino a Londra, dove assunse funzioni dirigenziali il marito di Livia, Ettore Schmitz (Italo Svevo). Pierpaolo Luzzatto Fegitz è stato un leader di intelligenza polivalente, professore di statistica nelle Università di Trieste e di Roma, accademico dei Lincei, fondatore della Doxa – storico istituto per le ricerche statistiche e il sondaggio d’opinione – che guidò fino quasi ai novant’anni. Victor De Sabata, dopo aver studiato al Conservatorio di Milano, fu direttore dell’Opera di Montecarlo, della Cincinnati Symphony Orchestra e, infine, direttore e poi sovrintendente artistico alla Scala. Leo Castelli emigra negli anni trenta a Parigi e si trasferisce poi a New York, dove apre la famosa “Leo Castelli Gallery” al numero 420 di West Broadway, divenuta famosa per aver esposto le opere degli artisti americani dell’espressionismo. Giorgio Strehler firma le sue prime regie agli inizi degli anni ’40, fonda poi la Compagnie des Masques a Ginevra e in seguito il Piccolo Teatro a Milano, per dirigere infine il “Teatro d’Europa” a Parigi. George Bugliarello, ingegnere con ampie competenze in settori quali la meccanica dei fluidi o l’ingegneria biomedica, è stato rettore e poi presidente della Polytecnic University di New York, consulente dell’UNESCO, dell’OCSE e del Dipartimento di Stato americano, nonché co-presidente della task force russo-americana sulla sicurezza urbana.
Nella felice categoria di triestini intraprendenti rientra Orio Giarini, che ha iniziato a manifestare la sua poliedrica personalità come studente universitario negli Stati Uniti, dopo essersi avvicinato agli astri del jazz e aver organizzato a Trieste vari concerti, fra i quali uno con il Modern Jazz Quartet. Il jazz è stata la musica più vitale, libera e rappresentativa dell’epoca contemporanea e deve essere stato proprio il jazz a dare a Giarini quella vigorosa carica che gli ha permesso poi di raggiungere significativi successi – in particolare, come dirigente di ricerca scientifica, tecnica ed economica nell’Istituto Battelle – e di intraprendere numerose iniziative.
L’Istituto Battelle è un famoso centro di ricerca, fondato nel 1929, nei settori dell’ambiente, dell’energia, dei trasporti, delle scienze della vita, con sede principale a Columbus, Ohio. Ha condotto progetti di ricerca su contratto per conto di enti pubblici (agenzie federali) e centinaia di imprese industriali nei cinque continenti e ha sfornato migliaia di brevetti.
Per quanto riguarda le iniziative alle quali ha attivamente collaborato, si possono ricordare il Movimento Federalista Europeo, il Club di Roma e l’Associazione Internazionale per lo Studio dell’Economia delle Assicurazioni, nota anche come Associazione di Ginevra.
Il Movimento Federalista Europeo, fondato a Milano nel 1943 da Altiero Spinelli, sulla base del manifesto di Ventotene elaborato dallo stesso Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, puntava alla creazione della Federazione Europea per far sbocciare e consolidare la pace in Europa. Federalismo come antitesi del nazionalismo e del localismo, fonte di libertà e di garanzie sociali. Il Club di Roma, fondato nel 1968 dall’imprenditore Aurelio Peccei – e al quale aderirono presto leader politici, intellettuali, scienziati, uomini d’affari, alti dirigenti pubblici internazionali – si pose come obiettivo quello di fungere da acceleratore di cambiamenti globali e divenne quindi un cenacolo di pensatori interessati ad analizzare e proporre cambiamenti della società contemporanea. Nell’ambito del Club di Roma, Giarini si occupò primariamente di problemi ambientali, che rappresentano oramai una delle maggiori preoccupazioni a livello globale. L’associazione di Ginevra, infine, cui diede vita nel 1972 Fabio Padoa, amministratore delegato delle Assicurazioni Generali, si può considerare come un’evoluzione naturale del Club di Roma, in quanto finalizzata a valutare l’impatto, i costi, le misure da prendere di fronte al crescere delle vulnerabilità e dei rischi economici e sociali in ogni settore dell’attività umana: gli associati sono ora svariate decine e comprendono gli amministratori delegati e i presidenti delle principali compagnie e gruppi di Assicurazione sui cinque continenti. Per questa Associazione le parole chiave sono Risk Management, che riassumono la capacità di gestire rischi, incertezze e vulnerabilità nella società contemporanea.
Insomma, un’evoluzione non da poco degli interessi di Giarini, dalle armonie del jazz alle armonie dei problemi complessi, con una determinazione e una mancanza di confini – culturali e di paese – veramente impressionanti. Il suo cognome deriva dalla “giara”, ovvero ghiaia del Brenta, insieme di frammenti rocciosi plasmati dalle correnti dei fiumi (e qua bisogna ricordare le analogie fra lo scorrere dei fiumi e lo scorrere della vita): sarà questo che lo ha reso cocciuto, poliedrico e limpido nei suoi obiettivi.
Da ricordare, infine, che Giarini ha dato tanto lustro al settore assicurativo da venir premiato con l’Insurance Hall of Fame award, un prestigioso riconoscimento della International Insurance Society d’America, rendendo così un indiretto omaggio alle Assicurazioni Generali, al cui interno era stata generata l’idea di fondare l’Associazione di Ginevra.
Giarini è noto anche per aver lanciato la tesi della counteraging society, nella quale si sostiene che esperienza, entusiasmo, lucidità, abbondanti risorse di memoria, meriti personali, serenità di giudizio possono essere virtù spendibili fino almeno ad 80 anni. È necessario quindi evitare la marginalizzazione di chi ha superato i 60 anni, perché ci possono essere anziani ultradinamici e giovani immobili. Anzi, è bene promuovere il concetto “l’anziano giusto al posto giusto”.
“In geriatria è successa una cosa imprevista: non si è allungata soltanto la speranza di vita, ma anche quella di vita attiva e funzionalmente adeguata”, afferma il presidente dei geriatri italiani Niccolò Marchionni. “Troppo vecchio”, quindi, è diventato un giudizio sociale, non biologico. Forse hanno quindi ragione Giarini e Malitza Mircea quando nel loro libro The Double Helix of Learning and Work affermano che “ciò che è realmente invecchiato è il concetto stesso di vecchiaia”.
Del resto, vi sono numerosi esempi che contribuiscono a sostenere questa tesi. Konrad Adenauer, dopo aver avviato da settantenne la ricostruzione e un forte sviluppo dell’economia tedesca, a 81 anni vive un personale trionfo elettorale. Giovanni XXIII rivoluziona la Chiesa con un concilio a 81 anni. A ben oltre 80 anni Antoine Bernheim guida con vigore le Assicurazioni Generali, che occupano da tempo una delle prime posizioni fra le società assicurative nel mondo. Rita Levi Montalcini, neurobiologa di fama mondiale, premio Nobel per la medicina nel 1986, ultracentenaria, manifesta ancora i suoi interessi e la sua ampia cultura scientifica. Gianrico Tedeschi, attore di grande versatilità e di personalissimo umorismo, a novant’anni calca ancora con successo i palcoscenici italiani. Gillo Dorfles, critico d’arte, pittore e professore di estetica in varie Università italiane e nei principali atenei d’Europa ed America, alla soglia dei cent’anni ha pubblicato Arte e Comunicazione, nel quale parla di architettura, fotografia e cinema. Nel campo della settima arte, non possiamo poi dimenticare illustri esempi di prolifici e lucidi cineasti, che hanno continuato a dirigere film ben oltre la soglia degli ottant’anni, dimostrando una vitalità artistica e una libertà intellettuale impareggiabili: è il caso di Ermanno Olmi (nato nel 1931), del portoghese Manoel de Oliveira (nato nel 1908 e tutt’oggi attivo), del francese pluripremiato Alain Resnais (nato nel 1922), che contribuiscono alla grandezza del cinema anche con le loro ultime opere, nel segno di una leggera profondità e di una malinconica ma strenua voglia di vivere e di produrre arte. Creo, ergo vivo.
Ed è su questa frontiera – l’allungamento della durata di vita – che si estende via via a tutto il mondo, che Giarini prende nuove iniziative. Al centro, l’idea dello “svecchiamento” che tende ad allungare la vita attiva di almeno 15 anni per l’insieme della popolazione. Una grande rivoluzione sociale.
Domenico Romeo
Domenico Romeo: è stato Presidente di Area Science Park e Rettore dell’Università di Trieste.
Tag:Quaderno n.14 / 2010 Edizione Speciale