L’invecchiamento in Slovenia e la sua sostenibilità
Riassunto
Secondo l’Ufficio statistiche della Repubblica di Slovenia, alla fine di giugno 2007 nel Paese vivevano 2.019.406 persone, con una crescita registrata nel primo semestre dell’anno pari allo 0,4%. La popolazione è lentamente aumentata a partire dal censimento del 1991 secondo un tasso annuo di circa 0,2%, passato a quasi 0,3% nel 2005 e quasi 0,4% nel 2006.
Il rapido incremento della popolazione nel corso del 2007 prosegue dunque il trend iniziato nel 2005 e, sebbene sia in gran parte attribuibile a stranieri residenti solo temporaneamente nel Paese, anche il numero delle nascite è in costante aumento dal 2003, quando ha toccato il livello minimo nella storia della Slovenia indipendente (17.160 nuovi nati). Le stime relative al 2007 indicano invece circa 19.900 nascite, tuttavia le previsioni a lungo termine non sono del tutto positive: poiché nel giro di un decennio ci si attende un calo della popolazione femminile in età compresa tra i 25 e i 35 anni e anche il numero delle nascite dovrebbe diminuire. Tali proiezioni confermano un recente studio sull’invecchiamento della popolazione in Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica, che indica che la Slovenia diventerà la comunità più anziana dell’area geografica considerata per quanto concerne la percentuale di ultrasessantacinquenni, e in percentuale della popolazione al di sotto dei 14 anni e in termini di età media. Se nel giugno 2007 l’età media è arrivata a 41,0 anni, entro il 2025 si prevede che verrà superata la soglia dei 48 anni. Nell’articolo verranno esposte alcune proiezioni relative a questa transizione demografica.
1. Introduzione
Un recente studio della Banca mondiale1 sulla Terza Transizione dell’Invecchiamento delle popolazioni nell’Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica ha dimostrato che, con l’eccezione della Macedonia, in tutti i Paesi non a maggioranza musulmana entro il 2025 ci si attende un calo demografico, mentre si avrà un aumento laddove i musulmani rappresentano la maggioranza (Figura 1). Nella maggior parte dei casi, l’innalzamento dell’età media sarà ancor più pronunciato del calo demografico. Dato che meno di 20 anni fa questi Paesi avevano governi comunisti, gli autori dello studio della Banca mondiale chiamano questa transizione demografica con l’espressione “da rossi a grigi”. Dunque, in un periodo relativamente breve successivo alla transizione – piuttosto dolorosa – dall’economia pianificata all’economia di mercato, questi Paesi nei prossimi vent’anni si aspettano un’altra transizione verso una società invecchiata, in cui gli ultrasessantacinquenni rappresenteranno un quarto della popolazione. Ono e Maeda2 hanno analizzato gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sulla crescita economica e sull’ambiente con un modello a generazioni sovrapposte in due periodi, in relazione alla crescita, all’invecchiamento e all’ambiente. In questo modo hanno dimostrato che l’invecchiamento potrebbe contribuire alla crescita economica e all’ambiente in caso di perfetta annuitisation, mentre potrebbe avere effetti negativi con un’imperfetta annuitisation.
Nei capitoli che seguono analizziamo le conseguenze di tale transizione dal rosso al grigio in Slovenia, prendendo in considerazione vari aspetti legati alla sostenibilità.
2. Le conseguenze economiche della transizione dal rosso al grigio
A partire dall’indipendenza nel 1991 e dopo l’iniziale shock economico il PIL in Slovenia ha continuato a crescere a un tasso compreso tra il 2,5% e il 5,5%. Nei primi mesi del 2007 si è registrato un picco storico della crescita economica della Slovenia (6,5%, cfr. Figura 1).
La transizione demografica verso l’invecchiamento ha avuto inizio nei primi anni ’80, quando si è registrato un calo del 40% nel numero dei nati ogni anno, passato da circa 30.000 a circa 18.000 nascite, mentre il dato annuale massimo è stato registrato nel 1902, quando la popolazione ammontava a circa la metà di quella odierna e i nuovi nati sono stati circa 45.000. Le nascite sono crollate a 17.321 nel 2003, data a partire dalla quale si è avuto un lento incremento, anche se è atteso un nuovo calo a partire dal 20153. Ciò significa che il numero delle nascite è notevolmente inferiore al semplice livello di riproduzione, e si deve ricorrere all’immigrazione per mantenere la forza lavoro necessaria allo sviluppo economico. Ciononostante, nel lungo periodo, si prevede che, a causa dell’invecchiamento, fino a circa il 2030 si registrerà un indebolimento della crescita del PIL4.
Figura 1: Evoluzione del PIL in Slovenia tra il 1995 e il 2007. L’ultima proiezione del 2007 rappresenta la stima relative al periodo gennaio — settembre 2007
3. Le conseguenze sociali della transizione dal rosso al grigio
Nel 2006 la Slovenia ha speso il 17,1% del PIL per la previdenza sociale, il 6,4% per l’istruzione e il 6,2% per la sanità. Mentre la spesa per l’istruzione è rimasta più o meno invariata dal 2000, le spese per la previdenza sociale e per la sanità sono aumentate rispettivamente dello 0,4% e dello 0,1%.
Il sistema pensionistico e della previdenza sociale rappresentano la maggiore sfida sociale nella transizione dal rosso al grigio. Tra il 1985 e il 2003 il numero dei pensionati è raddoppiato, cosicché il rapporto tra popolazione attiva e pensionati è passato da 3 a 1,5 a 1, e ci si attendono ulteriori diminuzioni. Poiché il sistema di base è il PAYGO, si tratta di una sfida enorme anche perché se le pensioni integrative sono diventate popolari, non si registra ancora un’accettazione generalizzata da parte della popolazione. Ne consegue la necessità di un’urgente riforma del regime pensionistico.
Anche il sistema educativo necessita di profonde ristrutturazioni; in particolare, si registra una diminuzione degli iscritti alla scuola primaria e secondaria in conseguenza del calo delle nascite, mentre cresce il numero degli studenti universitari. Benché quest’ultimo rappresenti un risultato positivo, la ripartizione tra le diverse discipline non risulta molto favorevole, dato che pochi scelgono le materie scientifiche e tecnologiche, mentre sono molti quelli che optano per le scienze sociali. Nonostante si siano registrati alcuni miglioramenti in questi ultimi anni, la situazione rimane tutt’altro che positiva e rappresenta una sfida per l’occupabilità dei laureati.
4. Le conseguenze ambientali della transizione dal rosso al grigio
Ono e Maeda2 hanno dimostrato che l’invecchiamento comporta sia conseguenze negative che conseguenze positive per l’ambiente. Da una parte l’aspetto negativo dell’invecchiamento è nella diminuzione dei lasciti non intenzionali, che comporta una diminuzione del livello di ricchezza dei giovani, dall’altra l’aspetto positivo è dato dai maggiori investimenti economici che l’allungamento della vita richiede. Ono e Maeda hanno inoltre dimostrato che l’impatto dell’invecchiamento sull’ambiente dipende dal rapporto tra contributi e prestazioni pensionistiche: se la corrispondenza è perfetta, l’ambiente ne beneficerà, se imperfetta verrà danneggiato. Un’altra conclusione interessante prevede che, nei Paesi industrializzati come la Slovenia, per poter garantire la sostenibilità di un’ageing economy occorrerebbe ridurre il livello dell’esternalità dei consumi e bloccare i vitalizi. Sebbene possa sembrare possibile dal punto di vista matematico, si tratta di una soluzione difficile da realizzare mantenendo nel contempo una crescita economica ragionevole, a sua volta necessaria se la Slovenia intende raggiungere gli obiettivi di sviluppo che si è posta. E’ dunque importante cercare soluzioni alternative che pure si dimostrino sostenibili.
Ciò sarà possibile solo se si riuscirà a instaurare una società della conoscenza che permetta a tutti di dispiegare il proprio talento a prescindere dall’età. I prerequisiti più importanti per sviluppare un simile ambiente creativo vedono al primo posto il notevole rafforzamento della libertà personale, per cui lo Stato è chiamato a eliminare gli ostacoli di natura amministrativa e legislativa e a porre rimedio all’obsolescenza del sistema fiscale. Quest’ultimo è configurato un modo tale da tassare di più i lavoratori che usano le proprie conoscenze e dichiarano redditi superiori alla media, pagando un’aliquota marginale d’imposta nominale sul reddito del 41%. Se si aggiunge il carico fiscale restante, l’aliquota marginale d’imposta sul reddito supplementare arriva a circa il 60%. Se non si taglia in maniera significativa l’aliquota marginale d’imposta effettiva applicata ai lavoratori della conoscenza, non si avranno grandi possibilità di migliorare il ruolo svolto dalla conoscenza nella società slovena; di conseguenza, sarà difficile pervenire a una soluzione sostenibile senza arrivare all’azzeramento dei vitalizi.
5. Conclusioni
Anche se ci si attende che sarà la causa di molte conseguenze negative, l’invecchiamento della popolazione slovena racchiude in sé anche delle opportunità. Da una parte una popolazione più anziana ha più esperienza, e questo può rivelarsi un vantaggio in una società basata sulla conoscenza purché un’economia sana e in crescita riesca a sostenere la pressione esercitata dalla spesa previdenziale e sanitaria. La vera sfida insita nella transizione demografica in Slovenia prevede dunque lo sfruttamento delle conoscenze e la creazione di un ambiente creativo in cui tutti possano dispiegare il proprio talento a prescindere dall’età. Dal 2004 ci si sta muovendo nella direzione giusta, grazie a una riduzione dal 50% al 41% dell’aliquota d’imposta marginale sui redditi più elevanti, come pure dell’imposta sui salari; tuttavia, in previsione di un rapido invecchiamento della popolazione, tali interventi dovrebbero essere più rapidi e di portata maggiore affinché in Slovenia si riesca a realizzare una società basata sulla conoscenza.
Aleksander Zidanšek: J. Stefan Institute, Ljubljana, Slovenia and Jožef Stefan International Postgraduate School, Ljubljana, Slovenia, e-mail: aleksander.zidansek@ijs.si.
1 Chawla, M., Betcherman, G., Banerji, A., Bakilana, A.M., Feher, C., Mertaugh, M., Sanchez Puerta, M.L., Schwartz, A.M., Sondergaard, L. and Burns, A. (2007): From Red to Gray: Third Transition of Aging populations in Eastern Europe and the former Soviet Union, The World Bank.
2 T. Ono and Y. Maeda (2002): “Sustainable Development in an Aging Economy”, Environment and Development Economics, 7, p. 9-22.
3 Ufficio statistiche della Repubblica di Slovenia, data di consultazione: 13 gennaio 2008. Cfr. anche: www.stat.si/.
4 Verbič, M., Majcen, B. and van Nieuwkoop, R. (2005): “Sustainability of the Slovenian Pension System”, Working Paper, No. 29, Institute of Economic Research, www.ier.si/files/Working%20paper-29.pdf.
Riferimenti bibliografici
Chawla, M., Betcherman, G., Banerji, A., Bakilana, A.M., Feher, C., Mertaugh, M., Sanchez Puerta, M.L., Schwartz, A.M., Sondergaard, L. and Burns, A. (2007): From Red to Gray: Third Transition of Aging populations in Eastern Europe and the former Soviet Union, The World Bank.
T. Ono and Y. Maeda (2002): “Sustainable development in an Aging Economy”, Environment and Development Economics, 7, p. 9-22.
Statistical Office of the Republic of Slovenia, accessed on January 13, 2008. See also: www.stat.si/.
Verbič, M., Majcen, B. and van Nieuwkoop, R. (2005): “Sustainability of the Slovenian Pension System”, Working Paper, No. 29, Institute of Economic Research, see also: www.ier.si/files/Working%20paper-29.pdf.
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