Tra compressione e declino della mortalità: la rivoluzione della longevità
1. Introduzione
Il presente articolo si concentra sulla rivoluzione della longevità nell’ambito di un progetto più vasto, chiamato “M Project”, che vede inoltre coinvolti Siu Lan Cheung in rappresentanza della Cina, Shiro Horiuchi in rappresentanza del Giappone, ma operante a New York, e Roger Thatcher dal Regno Unito.
Il grafico 1 illustra le profonde variazioni che nel tempo ha subito la distribuzione delle morti per età in Svizzera. I dati provengono dallo Human Mortality Database (www.mortality.org/), che rappresenta un’importante risorsa per la ricerca e comprende oltre 5000 tavole di sopravvivenza suddivise per periodo relative ad almeno 26 Paesi, a cominciare dalla Svezia nell’anno 1751.
Ci concentriamo su tre indicatori: (i) la durata modale della vita (M), che è il fattore più importante per il nostro studio, (ii) la deviazione standard oltre M, che rappresenta la dispersione della durata dell’esistenza dei singoli individui oltre e attorno a questo dato centrale e, naturalmente, (iii) la durata massima della vita.
Figura 1: Distribuzione della mortalità in Svizzera 1876-1880, 1929-1932, 1988-1993
Se si considera la variazione subita nel tempo dalla durata modale della vita, che indica la durata più frequente della vita degli adulti, l’aumento è evidente. Procediamo a una verifica in senso diacronico grazie alle tavole di sopravvivenza contenute nello Human Mortality Database (Figura 2) in relazione a nove casi comprendenti Paesi scandinavi e dell’Europa occidentale, gli USA e il Giappone.
Figura 2: Aumento della durata modale della vita (M) dal 1751: un gruppo di 9 Paesi
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La figura evidenzia tre periodi: il primo va dal 1751 al 1851, quando la durata massima dell’esistenza variava tra i 70 e i 75 anni. La Svezia è l’unico paese che ha dati disponibili.
Il secondo periodo è quello della transizione demografica ed epidemiologica. Alcuni Paesi hanno iniziato questa transizione prima, come il Regno Unito e la Francia, altri 60 o 70 anni dopo. Ciò può creare una sorta di confusione, ma la transizione demografica ha avuto termine nel 1950 e la durata modale della vita si è approssimata agli 80 anni per tutti i Paesi.
Da allora si è potuto osservare un forte aumento della lunghezza modale della vita, con un incremento di più di due mesi all’anno. Ora la lunghezza modale della vita è oltre i 90 anni in alcuni paesi come il Giappone, ma anche la Francia e la Svizzera.
Il secondo indicatore è dato dalla deviazione standard oltre la durata modale della vita, la quale misura la dispersione o la compressione della mortalità attorno al valore centrale. Alla luce del Grafico 1, ci aspettiamo di vedere una diminuzione di questo dato nel tempo. Controlliamo l’andamento del passato grazie alle tavole di sopravvivenza comprese nello Human Mortality Database (Figura 3). In generale la situazione non differisce dalla moda: prima del 1950 non si registrano grandi cambiamenti, mentre dopo tale data, prescindendo da variazioni di piccola entità, è possibile osservare un netto declino.
Figura 3: Diminuzione della deviazione standard della mortalità oltre M (SDM+) dal 1751: un gruppo di 9 Paesi
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Risulta chiaro che negli ultimi 50 anni, nei nove Paesi più sviluppati che registrano la mortalità più bassa e la maggiore speranza di vita, si osserva una compressione della mortalità, con un contemporaneo aumento della durata modale della vita e una diminuzione della dispersione della durata della vita individuale attorno a questo valore centrale.
Il terzo indicatore è la durata massima della vita. Per definizione, si tratta di un unico dato relativo a ciascun anno e ciascun Paese, il che determina notevoli fluttuazioni.
Se torniamo a osservare la distribuzione in Svizzera (Figura 1), sembra emergere una distribuzione normale, in particolare dalla moda alla coda. È la teoria di Lexis, che possiamo verificare con la distribuzione d(x) nello Human Mortality Database.
Se la distribuzione è normale, ci si può attendere che l’ultimo valore normale si collochi a circa 3,5 deviazioni standard dalla moda (Cheung and Robine, 2007). Sviluppiamo un indicatore per stimare il valore massimo dalla più frequente durata della vita e dalla deviazione standard attorno a tale valore centrale (M + 3,5* SDM). Ci attendiamo che la durata massima della vita aumenti nel tempo (Figura 4).
Figura 4: Aumento di M + (3.5*SDM+) dal 1751: un gruppo di 9 Paesi
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Jean-Marie Robine: INSERM, Sanità e demografia, CRLC, Università di Montpellier, Francia
L’autore ringrazia Christine Perrier e Isabelle Romieu per l’assistenza editoriale.
Tag:declino mortalità, rivoluzione longevità