QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

Una vita più lunga: certo, ma come e a quale costo? Aspetti etici

1. Introduzione

L’argomento di questo articolo non riguarda l’invecchiamento, ma l’evoluzione verso  una società che tenga conto dell’allungamento della vita (long life society).
Senza alcun dubbio la speranza di vita aumenta costantemente e anche l’età in cui si è considerati anziani si sta innalzando. In Francia, rispetto al 1945, la speranza di vita è aumentata di 17 anni per gli uomini e 19 anni per le donne. I dati relativi al Giappone sono ancor più sorprendenti: 32 anni per le donne e 28 per gli uomini. Avere 72 anni — la mia età — oggi non ha più lo stesso significato che poteva avere nel 1945 o nel 1900. In Francia, il 70% degli ultrasettantenni conduce una vita senza problemi di salute. Nel 2040 la popolazione con oltre 75 anni sarà probabilmente pari al numero degli ultrasessantenni nel 1940.
   L’invecchiamento dipende da dove una persona posiziona il cursore della sua vita. Secondo la mia opinione, se si hanno ancora la capacità e il desiderio di rimanere attivi, non si è vecchi. Essere attivi non significa solo avere un lavoro retribuito, quanto piuttosto condurre una vita stimolante sul piano sociale e intellettuale, contribuendo ognuno a suo modo allo sviluppo della società. A prescindere dalle statistiche, a livello individuale l’inattività è nemica della speranza di vita.
L’evoluzione verso una long life society richiede cambiamenti radicali nel nostro modo di concepire l’età. In parte si tratta anche di una questione che riguarda le istituzioni, cioè gli Stati, ma anche le compagnie di assicurazioni possono fare la loro parte, poiché il cambiamento in atto rappresenta per loro una sfida e un’opportunità formidabile.

2. Il ruolo delle istituzioni

Nelle pagine che seguono mi riferirò in particolare all’esperienza giapponese — recentemente analizzata dall’Istituto Montaigne — dove il cosiddetto peso della vecchiaia si sta trasformando in risorsa positiva per l’innovazione e per i consumi.
Considerando i bisogni degli anziani come leva per stimolare l’economia e la creazione di posti di lavoro, il Giappone ha intrapreso un percorso che porta alla soluzione delle due questioni causate dall’allungamento della vita: le pressioni del mercato del lavoro e il deficit dei sistemi previdenziali. Come sono riusciti in questa impresa?
•    Puntando in primo luogo sul mercato del lavoro: 450.000 anziani hanno ripreso a lavorare o hanno scelto di rimanere attivi anche durante il pensionamento.
•    Incoraggiando “l’economia delle donne” (Womenconomics), coinvolgendo la forza lavoro femminile, una riserva di lavoro finora inesplorata.
•    Contando sul fattore capitale per mantenere alto il livello di creazione della ricchezza, per esempio tramite misure fiscali che stimolino i business angels e attirino investimenti diretti in Giappone.
•    Puntando sull’innovazione, con aiuti statali al settore ricerca e sviluppo in grado di ottimizzare tutte le forme di innovazione. Cinque delle dieci aziende che presentano il maggior numero di richieste di brevetto negli Stati Uniti sono giapponesi. Il Giappone registra un numero di brevetti pro capite doppio rispetto agli USA o all’Europa. Grazie alle sue tecnologie, questo Paese ha raggiunto un ruolo dominante nei settori dell’auto, dell’elettronica, dell’energia solare, dei robot umanoidi e delle neurotecnologie.
•    Sviluppando il “Mercato d’argento” (Silver Market), le aziende giapponesi sono all’avanguardia nel rapporto con i “senior”.
In breve, l’allungamento della vita implica che gli Stati realizzino politiche proattive per i “senior” affinché possano contribuire alla crescita economica e al lavoro.

Claude Bébéar: Presidente Onorario del Consiglio di Sorveglianza, Gruppo AXA.


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