QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

Per scelta o per forza: l’innalzamento dell’età di pensionamento in Italia

1. Introduzione

L’andamento demografico dei maggiori paesi industrializzati, e in particolare l’aumento della vita attesa unito ad un calo della natalità, causa problemi di sostenibilità finanziaria ai sistemi pensionistici pubblici finanziati con un meccanismo a ripartizione. A partire dagli anni Novanta, la maggior parte dei paesi europei ha attuato riforme dei sistemi previdenziali pubblici per garantirne la sostenibilità futura: le riforme effettuate contengono mix diversi di misure volte a sanare i bilanci previdenziali, includendo tra queste l’aumento degli oneri contributivi durante la vita attiva, la riduzione dei benefici pensionistici e l’aumento dell’età media di pensionamento.
In particolare, grande attenzione hanno ricevuto le misure volte a incrementare l’età media di pensionamento e, conseguentemente, ad allungare la vita lavorativa media. Esse sono ritenute efficaci, in quanto agiscono su entrambi i lati del bilancio degli enti di previdenza, riducendo le uscite e allo stesso tempo aumentando le entrate; sono inoltre “naturali”, data la natura demografica del problema, perché si propongono di allocare almeno una parte della “porzione di vita aggiuntiva” delle giovani generazioni all’attività lavorativa.
Questi principi sono stati ribaditi in sede europea, dove si è deciso di fissare due obiettivi, strettamente legati l’uno all’altro, relativi alle scelte di uscita dal mercato del lavoro dei lavoratori anziani in Europa. Più in dettaglio, nei meeting di Stoccolma e di Barcellona si è stabilito che entro il 2010 metà della popolazione dell’UE nella fascia di età 55-64 anni dovrà essere occupata, e che, entro la stessa data, l’età media effettiva di uscita dal mercato del lavoro dovrà aumentare di 5 anni.
Se l’obiettivo di aumentare l’età media di pensionamento è quindi largamente condiviso, non altrettanto si può dire delle misure volte ad ottenere un effettivo posticipo del pensionamento. Tra le politiche effettuate nei paesi appartenenti all’Unione Europea, in particolare, si evidenziano due orientamenti di fondo: il primo si basa sulla libertà di scelta degli individui che accedono al pensionamento, e quindi si propone, tramite incentivi di tipo finanziario, di indurre gli individui a posticipare volontariamente l’uscita dal mercato del lavoro. Oltre agli incentivi finanziari al posticipo ad hoc, costituiscono il cuore di queste politiche quelle riforme strutturali ispirate al principio della neutralità attuariale, in particolare quelle che hanno introdotto sistemi pensionistici a contribuzione nozionale definita in luogo dei precedenti sistemi a beneficio definito. Il secondo orientamento si basa al contrario sull’obbligatorietà del momento di pensionamento, tramite restrizioni all’accesso ai benefici pensionistici, eliminazione di vie di uscita privilegiate per determinate categorie di lavoratori e così via.
Esempi di entrambi gli orientamenti si trovano nella legislazione previdenziale italiana, che a partire dall’inizio degli anni Novanta ha avuto una continua evoluzione proponendo diversi mix di politiche volte ad assicurare la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale tramite l’allungamento della vita lavorativa. Lo studio delle riforme italiane rappresenta quindi un’opportunità per valutare vantaggi e svantaggi delle diverse politiche economiche.
In ciò che segue, si proporrà dapprima una rassegna teorica delle possibili implicazioni di politiche volte a perseguire l’allungamento della vita lavorativa tramite incentivi (e quindi libertà di scelta per gli individui) e tramite vincoli (e quindi obbligatorietà). Quindi, nel paragrafo 3, si descriveranno le diverse riforme del sistema previdenziale effettivamente attuate in Italia dagli anni Novanta in poi, mettendo in luce con quali strumenti queste si siano proposte di aumentare l’età media di pensionamento. Il paragrafo 4 propone un’analisi dell’evidenza empirica sull’andamento dell’età di pensionamento nello stesso periodo e sulle previsioni per il futuro; il paragrafo 5 conclude il lavoro.

Michele Belloni e Margherita Borella: Center for Research on Pensions and Welfare Policies (CeRP), Via Real Collegio, 30 – 10024 Moncalieri (Torino), Italy – Tel. +390116705040 – Fax +390116705042 – E-mail: belloni@cerp.unito.it, borella@cerp.unito.it.


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