L’invecchiamento della popolazione italiana: effetti e politica sociale
1. Evoluzione demografica della popolazione italiana
Negli ultimi cinquant’anni la popolazione italiana ha subito evidenti e rilevanti trasformazioni demografiche, dovute soprattutto a cambiamenti nelle abitudini, negli stili di vita, nei comportamenti e nelle scelte in genere. Dopo gli anni Sessanta, ovvero gli anni del baby boom, si sono registrate in Italia dinamiche demografiche diametralmente opposte agli anni precedenti. I grandi problemi legati alla demografia in Italia sono oggi ormai noti: la caduta della natalità e della fecondità; i nuovi modelli di costituzione e di scioglimento delle coppie e delle famiglie; la durata della vita e l’invecchiamento della popolazione; i problemi delle minoranze, delle etnie e soprattutto quelli legati alle migrazioni; il diverso ruolo, rispetto al passato, della popolazione femminile; le questioni specifiche dell’infanzia, dei giovani, degli anziani (Baldi, S. e Cagiano de Azevedo, R., 1999).
La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della speranza di vita a tutte le classi di età e la riduzione del tasso di mortalità sono tra i fattori che, più di altri, spingono la nostra popolazione verso un progressivo invecchiamento demografico. Tale fenomeno consiste nell’incremento sia del numero delle persone anziane, sia della loro proporzione nei confronti delle altre fasce di età; possiamo quindi dire che l’invecchiamento è costituito dalla variazione, assoluta e proporzionale dei segmenti di età più anziani all’interno della popolazione (Buccianti, C., 2004).
Nel contesto europeo, e addirittura mondiale, l’Italia si configura come il “paese più vecchio”, e tale condizione è evidenziata da tutti i principali indicatori demografici di struttura della popolazione, i quali hanno conosciuto un trend crescente già a partire dagli anni Settanta. Sicuramente lo stato attuale della popolazione italiana è la risultante di un processo di sviluppo che, nelle grandi linee, non si discosta da quello verificatosi in altri paesi europei, anche se è avvenuto in tempi e con modalità alquanto differenti, in relazione alle particolari vicende storico-politiche del nostro paese.
La conseguenza del processo demografico, che coinvolge l’Italia, è stato, tra gli altri, un capovolgimento della piramide per età, prima con una base molto larga e una punta stretta, oggi con una base ridotta e una punta sempre più ampia.
L’ammontare della popolazione residente, dal primo Censimento della popolazione realizzato in Italia nel 1861, è praticamente raddoppiato passando da circa 26 milioni di persone a quasi 57 milioni, anche se nell’ultimo intervallo intercensuario (1991-2001) si è registrata una “battuta d’arresto”. Il numero medio dei componenti della famiglia, è sceso, nel corso di 50 anni, da 4,0 (Censimento 1951) a 2,6 (Censimento 2001) con una tendenza a moltiplicarsi di famiglie monocomponenti e coppie senza figli o con al massimo un figlio.
nota: Sebbene frutto di un lavoro comune, i paragrafi 1 e 1.1 sono da attribuirsi a Giorgia Capacci, i paragrafi 2, 3, 3.1, 3.2, 4 e l’Appendice sono da attribuirsi a Sabina Mazza.
Sabina Mazza: Università La Sapienza, Facoltà di Economia, Roma.
Giorgia Capacci: Istituto Nazionale di Statistica, Direzione Censimento della Popolazione, Roma.
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