La sostenibilità finanziaria dei sistemi di protezione sociale (in particolare in relazione alle prestazioni di pensione)
1. Introduzione
Il fatto che i gravi problemi che attanagliano il sistema di protezione sociale europeo spesso non ricevano l’attenzione che meritano non rappresenta una conseguenza della diversità dei vari punti di vista politici e culturali. Al contrario, il fenomeno è più direttamente correlabile alla completa perdita di qualsivoglia contatto con la realtà. Questo stato di alterazione sta mettendo a repentaglio il benessere della società odierna e, quel che è più grave, delle generazioni future. I governi europei ne sono consapevoli; in genere, si dimostrano però riluttanti a far proprie proposte impopolari, per quanto necessarie, in grado di riequilibrare il rapporto tra produzione e consumo delle risorse.
2. Evoluzione della spesa totale per la protezione sociale
La Figura 1 fornisce una rappresentazione estremamente chiara della situazione attuale. In rapporto al totale della spesa destinata alla protezione sociale in base all’ESA,1 l’Europa dei 25 ne destina in media due terzi esclusivamente agli anziani e agli ammalati: il 23% riguarda l’assistenza sanitaria, il 6% i disabili, il 33% va alle pensioni di anzianità, il 4% alle prestazioni ai superstiti; a ciò si può aggiungere un 5% destinato ai sussidi di disoccupazione. Le spese connesse al ricambio generazionale rappresentano appena il 22% del totale: il 16% va all’istruzione e il 6% ai piani per le famiglie e l’infanzia.
In seguito agli attentati terroristici avvenuti a Madrid l’11 marzo 2004, Il Foglio ha pubblicato un editoriale di cui riportiamo alcuni estratti alquanto illuminanti in relazione alla situazione descritta sopra:
“Il fenomeno profondo con il quale dobbiamo fare i conti è questo: l’occidente è stanco. È stanco da molti anni, e non si contano i guru che ne hanno profetizzato il declino o il tramonto anche con argomenti solidi, ma la sua stanchezza non è più premonizione teorica, stilema libresco, genere letterario o ipotesi filosofica per i dotti che s’interrogano sul senso della vita: siamo veramente tutti moralmente esausti, lavoriamo poco, siamo ormai lontani dai manufatti dell’industria e dalla terra perché tutto è tecnologia e servizi, siamo popoli di operatori della cultura e del terziario, siamo tutti un po’ scolari un po’ insegnanti un po’ preti di base e formiche di condominio, siamo tutti pensionati effettivi o potenziali, le parole che per noi contano sono volontariato, ricerca di sempre più nobili idealità, solidarietà, eguaglianza, accoglienza, vacanza, 35 ore, tutela, garanzia, assicurazione, benessere, diritto alla salute, gratuità delle prestazioni, difesa dal mercato e dai suoi rischi. (…) Noi siamo esausti (…) Noi vogliamo essere lasciati in pace”. (G. Ferrara, Il Foglio, 16.3.2004).
Maite Barea: Professore di Economia Applicata, Università Autonoma di Madrid.
1 – In base all’ESA — European System of National Accounts — la spesa per la protezione sociale comprende le seguenti voci: sanità, pensioni di invalidità, di anzianità e prestazioni ai superstiti, sussidi di disoccupazione e assegni famigliari, contributi per la casa e per l’esclusione sociale.
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