QUADERNI EUROPEI SUL NUOVO WELFARE

Archivio di Giugno, 2005

Prospettive sul quarto pilastro in Italia alla luce della riforma delle pensioni

di Lucia Vitali
Dipartimento di Scienze Attuariali e Finanziarie, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

1. Gli anziani che lavorano: qualche elemento quantitativo

La partecipazione al lavoro degli anziani costituisce una delle questioni basilari in tutte le economie più avanzate: laddove c’è maggior sviluppo economico, c’è anche una nutrita popolazione anziana in buona salute e longeva. Una ricchezza, per il paese, poter trarre vantaggio da una più lunga vita attiva delle classi di età più elevate, soprattutto perché notoriamente lo sviluppo economico, se da una parte si associa ad una più ampia partecipazione femminile al mondo del lavoro, dall’altra presenta una meno elevata natalità.
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Come conciliare gli interessi dei dipendenti con le politiche dell’occupazione rivolte a lavoratori sempre più anziani

di Martin Hutsebaut
Direttore amministrativo, Istituto Sindacale Europeo, Bruxelles

1. I tassi di occupazione in Europa

Il movimento sindacale in Europa condivide gli ambiziosi obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Lisbona (2000) e Stoccolma (2001), ovvero innalzare il tasso di occupazione generale al 70% e il tasso di occupazione dei lavoratori in età avanzata (dai 55 ai 64 anni) al 50% entro il 2010. Tale incremento risulta essenziale per garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici, qualunque sia la loro struttura.
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L’invecchiamento attivo: una politica centrale e prioritaria per l’Unione Europea

Riassunto
In vista del progressivo invecchiamento e dell’imminente calo della popolazione in età lavorativa, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno concordato obiettivi audaci volti a incrementare il tasso d’occupazione e posticipare il pensionamento dei lavoratori anziani. Finora i progressi sono stati limitati e con l’allargamento la sfida si è fatta ancor più complessa.
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Uno sviluppo guidato dall’occupazione può considerare lo svecchiamento una risorsa?

1. La transizione demografica

Appena 20 anni fa ci preoccupavamo dell’esplosione demografica. Oggi ci troviamo di fronte a un fenomeno più complesso: mentre in alcuni Paesi l’aumento esponenziale della popolazione conduce a una distribuzione dell’età tale per cui la maggioranza degli abitanti ha meno di 25 anni, nella maggior parte dei Paesi sviluppati il tasso di fertilità è sceso a circa l’1,5 (notevolmente inferiore al livello di sostituzione del 2,1) e la speranza di vita è aumentata, per cui il numero degli ultrasessantenni ha superato quello dei giovani sotto i 25 anni.
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Longevità: un diritto da conquistare

1. Introduzione

I quesiti sul perché e come l’uomo nasce, si sviluppa e muore, sono i misteri più affascinanti non solo della filosofia, ma di tutta la scienza umana e soprattutto della medicina che cerca di rispondere all’anelito dell’uomo di sfuggire al ciclo deterministico naturale, per decidere autonomamente della propia salute e della propria sopravvivenza.
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Invecchiamento e svecchiamento demografico: ricadute sociali

1. Il contesto europeo dell’invecchiamento

All’invecchiamento della popolazione, dovunque in Europa, è assegnata la responsabilità di costringere i governi a rivedere e riformare i sistemi pensionistici. Da questa necessità, via via più imperativa, scaturiscono conseguenze immediate che mettono in discussione l’intero assetto delle politiche economiche e sociali dei paesi europei: anzi, di tutta l’Europa, giacché questa riforma rappresenta e rappresenterà ancor più nei prossimi anni la nuova frontiera politica del dopo euro per l’Unione Europea allargata.
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Una “nuova” teoria generale dell’invecchiamento demografico

Le principali teorie sull’invecchiamento demografico basate su ricerche recenti riguardanti longevità umana, speranza di vita, variazioni della morbilità, tendenze della disabilità e calo della mortalità dimostrano la coesistenza di tendenze contraddittorie per quanto concerne disabilità e funzionamento. Tali contraddizioni rispecchiano le differenze esistenti nei contesti geografico, socio-economico, politico e medico, come per esempio:
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Per una politica europea del welfare

1. Il Welfare tra 20 anni — un tentativo di previsione

di Jaroslaw Pietras Ph.D.
Ministro degli affari Europei, Polonia

In seno al dibattito odierno sulla necessità di cambiamenti socio-economici in Europa, si ode di frequente affermare che lo Stato sociale come l’abbiano conosciuto nel corso del XX secolo va scomparendo. L’invecchiamento della società, l’alto tasso di disoccupazione, il basso grado di attività sociale e l’inefficienza dei sistemi fiscale e assicurativo rendono impossibile mantenere trasferimenti sociali elevati. Senza una riforma radicale delle fondamenta stesse del modello sociale del Vecchio continente, molti Stati europei rischiano la bancarotta. È certamente possibile chiedersi che cosa sostituirà il vecchio sistema. Nel giro dei prossimi 20 anni siamo destinati ad assistere al ritorno del modello sociale della fine del XIX secolo, in base al quale l’assistenza ai meno abbienti si fonda sulla beneficenza e chi per motivi diversi non è in grado di competere con gli altri può contare esclusivamente sull’aiuto dei familiari? Una tale evenienza significherebbe il ritorno a un sistema che era oggetto delle critiche non solo dei più eminenti filosofi e studiosi di etica, ma anche della stragrande maggioranza degli economisti.
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Strategie della welfare society nell’Europa allargata: la prospettiva delle assicurazioni

Lo scenario futuro del welfare nell’Unione Europea, assume una nuova dimensione dopo il suo recente allargamento a 10 nuovi Stati membri.
È quanto mai necessario approfondire il dibattito sulla problematica della protezione sociale nel contesto del lavoro e della ricerca medica.
Questo evento valorizza il ruolo storico di Trieste quale polo di riferimento per il mondo finanziario e assicurativo nell’area nota come Mitteleuropa.
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Il privilegio di lavorare dopo i 60 anni

La rivoluzione del 2000: l’allungamento della durata di vita e il problema della ricostruzione del welfare*

1. È utile ricordare innanzitutto alcune cifre:
• si stima che, all’epoca di Giulio Cesare, la speranza media di vita era di circa 20 anni, mentre un secolo fa, in Italia, era di circa 40. Ora è quasi di 80 anni. È chiaro che queste cifre sono molto influenzate dal tasso di mortalità infantile, ma questo spiega solo in parte il grande cambiamento;
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