Strategie della welfare society nell’Europa allargata: la prospettiva delle assicurazioni
Lo scenario futuro del welfare nell’Unione Europea, assume una nuova dimensione dopo il suo recente allargamento a 10 nuovi Stati membri.
È quanto mai necessario approfondire il dibattito sulla problematica della protezione sociale nel contesto del lavoro e della ricerca medica.
Questo evento valorizza il ruolo storico di Trieste quale polo di riferimento per il mondo finanziario e assicurativo nell’area nota come Mitteleuropa.
Le Generali sono state tra le prime compagnie di assicurazione occidentali a operare in quest’area dopo la caduta dei regimi comunisti. Abbiamo creduto nelle sue potenzialità, anche quando, nella fase iniziale di transizione verso una economia di mercato, questi paesi erano in grave recessione ed erano colpiti da una elevata inflazione e disoccupazione.
Passando al tema specifico del convegno di oggi1, svilupperò alcuni pensieri — secondo la prospettiva di un assicuratore — sul ruolo che svolgiamo nei processi di riforma del welfare.
È risaputo che in Europa, sia quella “vecchia” che quella “nuova”, il costo della protezione sociale è in continuo aumento per il maggior numero di persone che ricorrono al sistema e per la più elevata domanda di qualità dei servizi erogati.
Infatti, con la caduta dei tassi di natalità e l’allungamento delle aspettative di vita è aumentata la quota delle persone anziane nella popolazione. Gli individui sono più esigenti riguardo alla propria salute. Inoltre con i progressi della medicina sono cresciuti i costi sanitari. Con i nuovi modelli culturali, l’assistenza prestata all’interno delle famiglie sta diminuendo e sono necessarie strutture e risorse per aiutare le persone che versano in uno stato di non autosufficienza.
La crescente pressione sui costi del welfare porta i Governi a ripensare le loro politiche sociali. Ciò è necessario per evitare di far ricadere il peso di costi inaccettabili sulle future generazioni e di mettere a repentaglio la coesione sociale e la stabilità politica.
In campo pensionistico il problema è ancora più generale in quanto investe il rapporto tra il lavoro e la quiescenza. Nel mondo occidentale ci si è resi conto che per far fronte alle sfide della globalizzazione si deve lavorare di più e più a lungo.
In Europa gli uomini lasciano il lavoro mediamente a 60 anni, età in cui sono in condizioni di salute generalmente buone, e possono quindi fornire ancora un contributo importante all’economia di un paese, anziché gravare sulle finanze pubbliche. Abolire l’età obbligatoria di pensionamento — pur continuando a mantenere un limite minimo di età — è certamente un obiettivo da perseguire.
Le riforme pensionistiche iniziate negli anni Novanta hanno in effetti spostato in avanti l’età pensionabile e introdotto penalizzazioni per chi si ritira precocemente dal lavoro, accompagnate a volte da incentivi per posporre la quiescenza. Ciò è stato finora sufficiente a stabilizzare la spesa rispetto al Pil, ma la pressione derivante dall’invecchiamento della popolazione rende necessario sviluppare nuove iniziative in futuro.
Per questa ragione la proposta dei quattro pilastri, da molto tempo propugnata dall’Associazione di Ginevra, deve rappresentare uno dei cardini del processo di riforma del welfare. L’entrata in quiescenza non deve essere un evento traumatico per i lavoratori, ma un processo graduale che tenga naturalmente conto delle condizioni di salute.
Negli ultimi anni sono state accelerate le riforme del welfare nei paesi europei, ma ciò che è stato fatto non è ancora sufficiente. Gli Stati dovranno ridurre ulteriormente il loro ruolo e questo creerà spazio per i fondi privati, che dovranno coprire un’ampia gamma di rischi: il rischio di contrarre malattie, il rischio di diventare inabile al lavoro, il rischio di incorrere in uno stato di non autosufficienza, il rischio di cadere in povertà durante l’età del pensionamento.
In altre parole questo è il lavoro dell’assicuratore. Abbiamo profuso grandi sforzi per dare risposta a ogni esigenza degli assicurati. Le nostre polizze sono estremamente flessibili in termini di garanzie offerte per massimizzare il livello di protezione. Prendiamo ad esempio le polizze Universal Life, che contengono una gestione dinamica dei risparmi degli assicurati associate a coperture in caso di morte e di altri rischi.
Tuttavia, sebbene gli assicuratori possano fare molto, alcuni rischi rimangono particolarmente pericolosi per l’equilibrio dei nostri bilanci. Nell’assicurazione vita e malattia siamo esposti all’anti-selezione derivante dall’asimmetria informativa in favore degli assicurati.
L’antiselezione può essere controllata attraverso un’appropriata politica di sottoscrizione e l’uso di tabelle demografiche basate sull’esperienza della compagnia, ma è chiaro che fino a quando il portafoglio è limitato la varianza di queste tavole resterà alta. È dunque nell’interesse di tutti che il mercato dell’assicurazione vita e malattie possa crescere per migliorare la diversificazione di questa specie di rischi.
Le nostre polizze contengono franchigie e massimali per evitare che, data la presenza dell’assicuratore, i clienti fruiscano di servizi anche non strettamente necessari. Il rischio morale, alquanto comune nell’assicurazione malattia, deve essere evitato per prevenire un ingiustificato aumento della spesa sanitaria con conseguenze negative sul sistema nel suo insieme.
D’altronde i rischi possono cambiare nel tempo, e la loro quotazione diventare difficile. Si prendano le rendite, per esempio. Gli assicuratori sono esposti al rischio di longevità, un rischio sistematico che non può essere minimizzato dalla diversificazione del portafoglio, cosicché può avere anch’esso effetti devastanti sul bilancio di un assicuratore.
Con il progressivo allungamento delle aspettative di vita, le compagnie devono usare tavole di mortalità proiettate per calcolare il costo delle rendite. Ciò pone un ulteriore rischio per gli assicuratori che si somma a quello delle variazioni casuali: il rischio di stime errate nell’aspettativa di vita.
Sergio Balbinot: CEO – Amministratore Delegato, Assicurazioni Generali
1 Vedi il programma della Conferenza a pagina 206.
Tag:pensione assicurazioni, previdenza integrativa, welfare Europa